Divenuto re quand’era ancora ragazzo, il futuro sant’Edmondo dovette fronteggiare ripetute incursioni dei Vichinghi, una delle quali, nell’869, fu per lui fatale. Amato e benvoluto in vita, all’indomani della morte divenne ancor piú popolare e i prodigiosi eventi che cominciarono a verificarsi sulla sua tomba gli valsero la santificazione, riconosciuta anche dalla Chiesa. Una vicenda affascinante, che oggi si può rivivere visitando la città che porta il suo nome, Bury St Edmunds, e gli altri luoghi legati alla parabola di un personaggio caro anche ai nemici contro i quali si era battuto
Estratto da Medioevo n. 334 – Novembre 2024 – La vigilia di Natale del 1433 il giovane Enrico VI d’Inghilterra (regnante dal 1422 al 1461 e dal 1470 al 1471), ultimo sovrano della dinastia Lancaster, arrivò a Bury St Edmunds, nel Suffolk (Inghilterra sud-orientale), per soggiornare presso la prestigiosa abbazia benedettina locale, che era intitolata appunto a sant’Edmondo (Edmund). I monaci della comunità erano da sempre abituati ad accogliere personaggi importanti e persino sovrani, ma in quell’occasione furono forse sorpresi di apprendere che il re si sarebbe trattenuto sino alla primavera seguente.
Al suo arrivo, il giovane re fu accolto da 500 cittadini in livrea rossa, dal suo confessore personale (che si chiamava William Alnwick ed era vescovo di Norwich) e dall’abate William Curteys, che guidava l’abbazia da quattro anni e sarebbe rimasto in carica sino al 1449.
Benché comunicata con scarso preavviso, la visita fu organizzata alla perfezione: Curteys ne curò ogni dettaglio, ristrutturò la sua abitazione in meno di un mese per renderla degna del re, ma soprattutto accolse Enrico VI con calore e lo fece sentire a suo agio. Il sovrano aveva allora solo dodici anni (era nato il 6 dicembre 1421) e regnava da oltre undici. Il suo rapporto con l’abate si trasformò in una profonda amicizia, destinata a durare nel tempo e, ovviamente, a conferire prestigio alla comunità. Lo dimostra il fatto che tredici anni più tardi, quando l’ormai venticinquenne Enrico fondò il King’s College di Cambridge (1446), la solenne messa inaugurale fu officiata proprio da Curteys.
Una degna celebrazione
Sul finire del suo soggiorno tra i monaci, il 23 aprile 1434, Enrico VI fu ammesso tra i membri della fraternità e solennizzò la sua ammissione prostrandosi davanti al sepolcro di sant’Edmondo, nella bella chiesa abbaziale intitolata al martire. Per commemorare degnamente l’evento, l’abate ordinò a uno scrittore di comporre un poema destinato al piccolo re. Nacque così Lives of Saints Edmund and Fremond (Vite dei santi Edmondo e Fremondo), che acquisì vasta popolarità (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
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LA RELIQUIA DEL MESE
Una «meschina» assai venerata
di Federico Canaccini
IL MEDIOEVO IN PRIMA PAGINA
Tre maestri per un capolavoro
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Un santo al tempo dei Vichinghi
di Gianna Baucero
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Danzando davanti al Purgatorio
di Giuseppe Ligabue
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IL NOVELLIERE DI GIOVANNI SERCAMBI/8
Un suffumigio portentoso
di Corrado Occhipinti Confalonieri
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C’è un tesoro nella «chiesuola»
di Debora Gusson
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ARALDICA
Cercasi podestà
di Niccolò Orsini De Marzo
STORIE, UOMINI E SAPORI
L’oro nero del Medioevo
di Sergio G. Grasso
QUANDO I SANTI PRENDEVANO LE ARMI
I prodigiosi bastoni di due umili contadini
di Paolo Pinti
LIBRI
Lo Scaffale
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