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Libri

Il Ciclo dei Mesi

Recensione del libro

Jenny Bawtree
IL CICLO DEI MESI Da Aosta a Otranto, alla scoperta di un tesoro dell’arte medievale italiana.
Prefazione di Salvatore Settis
Terra Nuova Edizioni.
Firenze, 220 pp. ILL. COL.
23,00 euro
ISBN 88-6681-587-7
www.terranuovalibri.it

È davvero godibile questo Ciclo dei Mesi di Jenny Bawtree e non si può dunque che concordare con quanto scrive in proposito Salvatore Settis nella lunga Prefazione. Merito principale dell’autrice è l’avere scelto di trattare il tema senza la pretesa di dare alle stampe un saggio critico – anche perché, come scrive, non ne sarebbe «stata all’altezza» –, ma con il desiderio di trasformare in un libro le osservazioni, le impressioni e le suggestioni accumulate in quattro anni di viaggi alla scoperta dei piú importanti, ma non solo, cicli dei mesi attestati in Italia. Ne è cosí scaturita un’opera di taglio divulgativo, ma che proprio da questa connotazione trae la sua efficacia, perché, in realtà, il piacere regalato dalla sua lettura finisce con il farci apprendere una mole davvero considerevole di notizie.

Dopo la già ricordata Prefazione e un’Introduzione in cui Bawtree riassume la genesi dei cicli e racconta con quali criteri abbia sviluppato il suo progetto, questa sorta di atlante ragionato si apre con le allegorie scolpite sotto l’arco della porta centrale di S. Maria Assunta, ad Arezzo, per poi passare ad alcune delle piú felici espressioni dell’arte medievale italiana, vale a dire i cicli realizzati da Wiligelmo a Modena e da Benedetto Antelami a Parma. Fin dall’inizio, a fare da filo conduttore, è il costante gioco dei richiami e dei confronti, sottolineando come le personificazioni di ciascun mese, salvo eccezioni particolari, fossero state chiaramente codificate: ed è cosí che a luglio si miete, a settembre si vendemmia, in ottobre si riparano le botti… e cosí via. L’occhio attento e curioso dell’autrice indaga, infine, un insolito ciclo realizzato in vetro (custodito nel Museo Amedeo Lia, a La Spezia), per il quale si concede anche una digressione da storica dell’arte, proponendo una diversa identificazione per due delle formelle, finora assegnate a Marzo e ad Aprile.

Stefano Mammini