Alla metà del XIV secolo, le autorità fiorentine promuovono un’impresa «rivoluzionaria», disponendo che gli Statuti del Podestà e del Capitano del Popolo vengano tradotti dal latino in volgare. Un’operazione dai forti risvolti sociali – per la prima volta le leggi divenivano accessibili a tutti – raccontata e analizzata dalla recente pubblicazione integrale – per i tipi dell’editore Leo S. Olschki di Firenze – di queste poderose raccolte di norme
Estratto da Medioevo n. 336 – Gennaio 2024 – Nel 1355 le autorità del comune di Firenze presero un’iniziativa memorabile. L’intero complesso del diritto cittadino, raccolto nei due voluminosi codici dello Statuto del Podestà e dello Statuto del Capitano del Popolo, appena rinnovati con aggiunte e integrazioni e interamente scritti in latino secondo la tradizione, sarebbero stati tradotti in volgare.
Leggi qui Medioevo in Versione Digitale!
Non era una novità assoluta, poiché altre due importanti città avevano preceduto Firenze: Siena nel 1309 e Perugia nel 1342. E non era nemmeno una novità usare il volgare per testi normativi: i regolamenti delle corporazioni delle arti e alcuni documenti dal valore simbolico per la città come gli Ordinamenti di giustizia, già erano stati resi disponibili nella versione vernacolare, senza contare la tradizione già illustre del volgare letterario nella terra di Dante, Petrarca e soprattutto Boccaccio.
In effetti la connessione con la lingua letteraria era più che evidente: a Firenze si scelse di incaricare del lavoro il notaio Andrea Lancia, già noto come autore della versione volgare dell’Eneide di Virgilio, e noto commentatore della Commedia dantesca. Il risultato non poteva essere che un prodotto maestoso, una compilazione imponente (oltre ottocento articoli, divisi in due manoscritti e otto libri), la cui mole ha tra l’altro scoraggiato a lungo una pubblicazione a stampa: basti pensare che solo nel 2023 è uscita l’edizione integrale in tre tomi, per i tipi dell’editore Leo S. Olschki di Firenze.
Perché il volgare?
Ma qual era il senso di impiegare tempo e risorse per riscrivere in volgare le centinaia di rubriche di un testo così particolare, un documento dal carattere per lo più tecnico-giuridico, che ormai da secoli giudici e notai usavano abitualmente nella lingua dei professionisti del diritto, cioè il latino?
Le ragioni sono diverse, e tutte ci fanno entrare in profondità nel mondo della politica dell’Italia trecentesca. Secondo i testi istitutivi con cui i Consigli cittadini finanziavano l’impresa, il primo intento era quello di mettere il diritto municipale a disposizione dei cittadini, che da allora in poi avrebbero potuto avere libero accesso alle «proprie» leggi, senza passare dal tecnicismo del latino. Una ragione di partecipazione e trasparenza, diremmo oggi, che in effetti era stata enfatizzata anche di più dagli altri grandi comuni che avevano preceduto Firenze nel volgarizzamento, Siena e Perugia. Vale la pena ricordare, tra l’altro, che queste due città condividevano con Firenze l’orientamento (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati!)
O leggi qui in Versione Digitale!
Scorri il sommario
ANTEPRIMA
L’ALBERO DEL MESE
Tutti i rami dell’universo
di Federico Canaccini
IL MEDIOEVO IN PRIMA PAGINA
Fughe eccellenti
APPUNTAMENTI
L’agenda del mese
STORIE
FIRENZE Gli Statuti della Repubblica
Il diritto uguale per tutti
di Federigo Bambi, Francesco Salvestrini e Lorenzo Tanzini
COSTUME E SOCIETÀ
CARNEVALE
Sfrenati, ingordi e mascherati, alla vigilia del digiuno…
di Giovanni Ciappelli, con contributi di Martine Grinberg, Paola Ventrone e Claudio Corvino
PERSONAGGI Arlecchino
I mille volti di un eroe multicolore
di Debora Gusson
LA PAROLA ALLE IMMAGINI/3
A piedi nudi verso Dio
di Virtus Zallot
IL NOVELLIERE DI GIOVANNI SERCAMBI/11
Re Salomone «confaloniere di giustizia»
di Corrado Occhipinti Confalonieridi Corrado Occhipinti Confalonieri
DOSSIER
Alla scoperta di Genova medievale
di Paolo Persano
CALEIDOSCOPIO
ARALDICA
Scalchi di Dio
di Niccolò Orsini De Marzo
STORIE, UOMINI E SAPORI
Una pericolosa «canna piena di miele»
di Sergio G. Grasso
QUANDO I SANTI PRENDEVANO LE ARMI
Come un agnello sacrificale
di Paolo Pinti
LIBRI
Lo scaffale
Per registrarsi su Sfogliami e procedere con l’acquisto, basta inserire la mail e generare una password a scelta.
Add Comment