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Michelangelo e le finestre inginocchiate

Recensione originariamente pubblicata su Medioevo n. 337 – Febbraio 2025

Recensione del libro

Amedeo Belluzzi
Michelangelo e le finestre inginocchiate
Officina Libraria, Roma
240 pp., 24 ILL. COL.,
135 B/N
24,00 euro
ISBN 978-88-3367-260-1
www.officinalibraria.net

Opera di taglio specialistico, il volume analizza il contributo di Michelangelo Buonarroti all’ideazione di finestre dette «inginocchiate», che godettero di una certa fortuna soprattutto a partire dal Cinquecento. Si tratta di una soluzione architettonica che, a oggi, non ha trovato una definizione certa e condivisa, anche se prevale l’opinione che l’aggettivo qualificante di queste aperture sia stato scelto perché la loro fisionomia sembra effettivamente evocare un inginocchiatoio.

Studio di finestra inginocchiata per Palazzo Medici a Firenze, disegno a penna su carta di Michelangelo Buonarroti. 1519 circa. Firenze, Casa Buonarroti

A più riprese, del resto, lo stesso Amedeo Belluzzi si sofferma sull’argomento, mettendo a confronto un ampio repertorio di fonti e citazioni, a cominciare da Giorgio Vasari, che per primo ne parla nelle sue Vite (1550). Michelangelo si cimenta con il tema quando viene chiamato a intervenire sull’angolo di Palazzo Medici in corrispondenza del quale si chiudono le arcate della loggia quattrocentesca. Il maestro, all’epoca, è nel pieno della sua attività di pittore e scultore e accetta di malavoglia d’essere distratto da quello che ritiene il suo campo d’elezione: secondo un suo allievo, lo scultore e architetto.
Una «provocazione», insomma, da raccogliere senza esitazione, per regalarsi una lettura originale.

di Stefano Mammini

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