Alla metà del XIII secolo, cavalieri d’origine turca, mongola e circassa assoldati dagli Ayyubidi rovesciano il rapporto di forze con i loro padroni e ne prendono il posto alla guida dell’Egitto. È l’inizio del sultanato mamelucco che, per trecento anni, diviene la forza egemone dell’Islam, ampliando considerevolmente la propria sfera d’influenza. Una mostra a Parigi, nel Museo del Louvre, ripercorre la loro parabola, sottolineando l’eccezionale fioritura culturale che accompagnò l’avvento della dinastia degli «schiavi-soldati»
Estratto da Medioevo n. 341 – Giugno 2025 – La dinastia mamelucca si formò a partire da una prassi in uso nel mondo islamico già dal periodo omayyade (VII-VIII secolo), ma che, nel tempo, andò assumendo una diversa connotazione. In particolare, alla metà del XIII secolo, il termine mamluk (che, letteralmente, significa schiavo) si applicava ormai a schiavi militari affrancati, i quali, però, mantenevano di solito un forte legame col proprio antico padrone, che servivano senza interessi di sorta ed erano perciò considerati più affidabili.
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Gli schiavi destinati al servizio militare venivano scelti poco più che bambini o adolescenti, in modo da conferire loro una solida educazione e un forte spirito di corpo. Le preferenze di chi era incaricato del reclutamento si indirizzavano verso Turchi e Circassi, in quanto particolarmente versati per il combattimento a cavallo, ma non venivano disdegnati Slavi, Russi, Circassi, Georgiani, Greci e perfino Mongoli. Non si trattava comunque di musulmani, in quanto l’Islam proibiva di trarre in schiavitù i credenti. Al tempo stesso, però, avvalersi dei mamalik (plurale di mamluk), permetteva d’aggirare il divieto di combattere contro i propri correligionari.
L’addestramento
Educati all’Islam e alle discipline guerriere nelle caserme del Cairo o nelle grandi città siriane, questi cavalieri finirono con il dare vita a una vera e propria casta, una parte della quale venne liberata e salì nei ranghi della gerarchia che controllava lo Stato. Fino a che, nel 1250 (Per continuare la lettura corri in edicola e chiedi di Medioevo o abbonati per riceverlo direttamente a casa!)
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