fbpx
In edicola Medioevo Dossier

Dante – Un destino tra amore e politica

Medioevo Dossier n. 46 – Settembre/Ottobre 2021

Presentazione

Oggi, quando ci accostiamo a Dante Alighieri, abbiamo una percezione esatta della sua poesia, ma distorta della sua vita. A cominciare dal fatto che lo consideriamo essenzialmente un poeta, quando Dante fu di fatto un politico, come lo furono i suoi amici Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, Dino Compagni, i quali – tutti, prima di lui – ricoprirono cariche apicali alla guida del comune di Firenze. Dante iniziò quindi il suo percorso esistenziale come politico e solo quando gli fu impedito di continuare a fare politica ripiegò sulla scrittura.

Dimenticare questa qualità essenziale della sua storia personale falsa il nostro approccio alla sua vicenda biografica. Se lo ricordassimo, useremmo maggiori cautele nell’accostarci a lui, tutte quelle che, di norma, utilizziamo per filtrare le notizie che riguardano, appunto, un politico. Davanti a un Aldo Moro o a un Giorgio Napolitano, controlleremmo con attenzione le nostre fonti, faremmo per esempio attenzione a chi ci sta dicendo cosa. E valuteremmo anche il perché ce lo stia dicendo. Per Dante, dobbiamo adottare lo stesso metodo, ricordando che, raccontarlo in un modo o in un altro, cambia anche la percezione di noi stessi in quanto Italiani. Ed è pericoloso il revisionismo di chi, con la scusa di voler reagire all’immagine risorgimentale e retorica del «padre della patria», insinua che il vero Dante meritò alcune delle condanne che gli furono comminate e che lo portarono in esilio fuori da Firenze; che il vero Dante, nell’ambito delle sue funzioni, favorí gli interessi degli amici; che il vero Dante sbarrò l’accesso alle cariche apicali del comune agli avversari politici; che il vero Dante venne esiliato nel quadro di dinamiche «normali per il suo tempo».

Usare metodo nell’approccio alla sua biografia significa prendere una posizione inequivocabile su una stagione politica precisa e schierarsi – o anche non schierarsi – con coloro che a Firenze si resero artefici di un colpo di Stato. Si deve scegliere: o con Dante o con Corso Donati, o con Dino Compagni o con Giovanni Villani, perché, quando c’è di mezzo un rovesciamento violento del potere costituito, non esistono vie di mezzo. Dante scelse di non scendere a patti con i golpisti e pagò un prezzo enorme per essere rimasto coerente con la propria scelta: il prezzo di non rientrare piú a Firenze, condannando all’esilio perpetuo anche la propria famiglia. Deve essere motivo di orgoglio per noi Italiani continuare a volere proprio lui come «padre della patria»: perché ciò equivale a dire che (Continua la lettura in edicola o ABBONATI ORA!)

di Chiara Mercuri

Scorri il sommario

PRESENTAZIONE
Alla ricerca del «vero» Dante

FRA GUELFI E GHIBELLINI
Gli anni del bianco e del nero

LA CERCHIA DEL POETA
L’amico Guido
Un amore di «gran potenza»
Matelda la bellissima
Il segreto del maestro Brunetto

ESSERE DI PARTE
Un guelfo «che non bene sapea conversare co’ laici»…

SUGGESTIONI DANTESCHE
Ascolta, guarda, pensa e comprendi…
L’oltretomba prima della Commedia
Un mondo a tinte fosche

L’ESILIO
Esule per sempre

TRA FEDE E FANATISMO
L’eredità di Francesco
Dante e la cancel culture

Ad